Letture presso il Centro Sociale il Roseto

3 marzo 2017

Letture di Oscar De Pauli, Paola Mattioli e Rosalba Casetti presso il Centro Sociale Il Roseto di Granarolo in occasione della festa della donna 2017

Letture poesie di Jorge Tarducci presso il Centro Sociale Il Roseto di Granarolo in occasione della festa della donna 2017.

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Rifûg

A camén såura i canp
dal mî destén, sänza pòra
anc se al tänp l um córr drî
a vâg dal mî pâs
e ala lèrga dai scapózz.
A s pôl lè<er al pasè
såura la mî chèrta sugaré\na
dal parôl arvêrsi.

 Int la vétta a i ò dè al giósst
mo sicúr a i ò avó de pió.

 I § dan drî par cà
di ragazû cén, stréll
che i um fàn stêr bän.
Fén quand ai dûra al <ûg
mé a sån al sô rifûg’.

Elio Manini

Rifugio

Cammino sui campi
del mio destino, senza paura
anche se il tempo mi insegue
vado col mio passo
e alla larga dagli inciampi.
Si può leggere il passato
sulla mia carta assorbente
dalle parole a rovescio.

 Nella vita ho dato il giusto
ma sicuro ho avuto di più.

 Si rincorrono per casa
piccole vite, strilli
che mi fanno stare bene.
Fino a quando dura il gioco
io sono il loro rifugio.

Al silänzi

Al silänzi

An sperèr int al vänt d uca§iån
par spazèr cal vail ed pålver
såura la fazè dal tô umåur.
Ûrla, amîga mî
reagéss al arlî dla solitûdin,
al silänzi che cånter ed ló
ai finéss l e§istänza.
Al silänzi l è una prêda dûra
mandèrla in pîz bi§åggna.
A t ajûtarò, amîga mî
Tacànd a sfujèr
al indrî i dé
fén al cåursi drî ali ôc,
al &lt;ûg di seltafòs,
a chi nómm inventè ala sîra
al batai§um d’ali åmmber.

Traduzione

Il silenzio
Non sperare nel vento d’occasione
per spazzare quel velo di polvere
sulla facciata del tuo umore.
Urla, amica mia
Reagisci al grigiore della solitudine,
al silenzio contro il quale
finisce l’esistenza.
Il silenzio è pietra dura
mandarla in pezzi bisogna.
Ti aiuterò, amica mia
cominciando a sfogliare
all’indietro i giorni
fino alle corse dietro le oche,
al gioco dei saltafossi,
a quei nomi inventati di sera
al battesimo delle ombre

La cu§éna

La cu§éna

Dal nòster àngol scûr
ad guèrd mänter t dôrum in pultrå\na
la calzé\na dal mûr ed frånt
la rimande una lû§ chèlda
atravêrs la quèl
la tô fâza la splannd, tî pió <åuvna.
Am vén da pinsèr
ai séggn dal nôster percåurs,
quand cla cu§é\na qué
l éra cåulme dla tubène
di nûster ragâz
la bôna ironî só l tô cånt
parôl liberè a tèvla
péccol zãnter d idê
erûr e tôrt i éren fói fastidiåu§i
che l’âria dal bån säns la dspirdèva.
Apónt par la nòstre memôrie.
Ste cu§é\na qué, sît pén dóvv
al nòster tänp a t girèva d atåuren.
Mänter a t guèrd, un àngol
dla tô båcca la tànnd al surî§.
In t al sånn, fôrsi, la tô mänt
la rilè< chi apónt, cl intai§a.
Elio Manini

Traduzione

La cucina

Dal nostro angolo scuro
ti guardo mentre dormi in poltrona

la calce del muro di fronte
rimanda una luce calda
attraverso la quale
il tuo viso splende, ti ringiovanisce.
Mi viene da pensare
ai segni del nostro percorso,
quando questa cucina
era colma del chiasso
dei nostri ragazzi
la buona ironia sul tuo conto
parole liberate a tavola
piccolo forum di pareri,
errori e torti erano foglie fastidiose
che l’aria del buon senso disperdeva.
Appunti per la nostra memoria.
Questa cucina, luogo pieno dove
il nostro tempo ti girava attorno.
Mentre ti guardo, un angolo
della tua bocca tende al sorriso.
Nel sonno, forse, la tua mente
rilegge quegli appunti, quell’intesa.

Confine

Abbandonato il finito del loro paesaggio
geografia, inconscio fermo
come foglie sugli alberi, si destarono
nell’estate impaziente
sulle rive di una nube polverosa.
Impronte che il vento scriveva
e lo scroscio d’acqua dilavava.
Rombo dei motori, silenzio dei deserti
paludi interrate e
braccia per spianare il sentiero
nella sterpaglia echi, ferite
nel pensiero.

Loro diventeranno suoni
giunchi d’argento allungati
a rompere quel diaframma.
Loro pianteranno bulbi
nel nuovo respiro della terra.

Prospettiva di interni

L’ampia vetrata a illuminare
i colori delle stagioni umane.
Palloncini dondolano per la piccola festa
e ragazzini si scambiano figurine.
Sull’alto sgabello lei ascolta la voce
come venisse da un piano inferiore.
Osserva il corpo di lui che si muove
in un andirivieni continuo
una danza.
Quel corpo racconta la sua storia
una proiezione nello spazio
una proiezione, l’attraversamento
di moduli espressivi, di traiettorie
con segmenti da unire
in un tempo che lentamente si dissolve.
Scende dallo sgabello
in un cambio di prospettiva
I corpi riprendono la loro grammatica
quotidiana nei gesti che segnano gli affetti
nello scorrere del tempo.

Sono tornata

Sono tornata alla Parigi diventata mia
alla Parigi dalle insegne Liberty dei metro’
nelle cui viscere si esibiscono
gruppi musicali fra tapis roulant e scale mobili
Sono tornata a cercare le boulangerie
il primo ricordo fragrante
il profumo della baguette.

Sono tornata a Parigi per camminare
lungo i ponti che attraversano la Senna
e sedermi al sole, osservare il profilo degli archi
l’espressione dei passanti, le narrazioni dei loro passi.
Sono tornata nella metropoli per scoprire
fra le cartoline dei luoghi
quei momenti non scritti;
appoggiata a una colonna, chiusi gli occhi
le note solenni di un organo entrano nel mio respiro;
alzate le palpebre, avanzano in semicerchio fiammelle
da un candelabro, mentre dalle vetrate scendono
sequenze di santi che pregano.
Sono tornata a Parigi per salire le scalinate
di Montmarte e nella piazzetta degli artisti
rivedere una me stessa che assaggia
una insalata con le noci
quando i baci avevano un sapore diverso.
Sono tornata a Parigi per passeggiare lentamente
sui Campi Elisi, fermarmi a pensare quel lontano
primo incontro assieme ai miei figli bambini
i loro occhi pieni di meraviglia.
Sono tornata a Parigi
nel ripetersi delle stagioni, per ritrovare gli affetti.

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